La cinta muraria
Dai primi anni del 1300 il borgo di Domodossola era
munito di una cinta muraria, il cui tracciato
disegnava un pentagono; cardine della difesa era il
castello, già documentato nel X secolo, al quale era
addossata la chiesa plebana dei SS. Gervasio e
Protasio, poi abbattuta alla metà del Quattrocento
per ampliare il castello stesso.
Questo si
affacciava sull’attuale piazza Tibaldi, in passato a
più riprese detta 'castello': qui era la porta di
S. Protaso alla quale giungeva la strada 'francisca'
dal basso Novarese. All' interno dell’edificio ex
Hotel Terminus-Espagne sono conservate, al piano
terreno, le volte a crociera su pilastri in pietra
appartenute alla torre della porta e,
nell'interrato, tratti di muratura della medesima
torre. Partendo dal castello, la cinta muraria
correva grosso modo lungo le attuali vie Canuto,
Monte Grappa, Facchinetti, Marconi e Di Dio.
Castello e mura persero ogni importanza con il mutar
delle tecniche guerresche e con l'evolversi della
situazione politica: una parte fu sventrata per far
passare la strada napoleonica del Sempione; il resto
andò in mani private.
Quanto rimane delle antiche
mura è oggi visibile soprattutto in via Monte Grappa
dove, all'incrocio con via Facchinetti, si può
osservare la 'torretta', bell'esempio di torre
quadrata costruita con robusti blocchi di beola
estratti dalle cave del colle di Mattarella, per la
quale in tempi recenti è stato effettuato, a cura
del Lions Club di Domodossola, un opportuno
restauro, mettendo in evidenza anche il piede del
manufatto. Il portico aperto sul piano della
merlatura, poggiante su otto piloni in muratura e
coperto da un tetto a quattro spioventi, è stato
costruito nella seconda metà dell’Ottocento dal
cavalier Angelo Rigoni, avvocato, che, divenuto
proprietario della torretta, ne aveva fatto parte
integrante del giardino della sua abitazione.