La storia di domodossola
L'Ossola è frequentata dall'uomo fin da epoca
preistorica (ne è riprova la recente scoperta
dell'accampamento mesolitico di cacciatori
stagionali a Cianciavero, nel parco naturale di Alpe
Veglia), ma è difficile stabilire da dove siano
venuti i primi abitanti. Nella seconda metà del
priamo millennio a.C. sono presenti i Leponzi, un
popolo di stirpe ligure, influenzato dalla cultura
celtica, ed a loro si fa risalire l'origine di
Domodossola come centro abitato: l’Oscella
Lepontiorum di Tolomeo, il primo che ne scrive.
Con la conquista romana Oscella è elevata al grado
di 'municipio' ed ancora in epoca teodosiana (fine
IV secolo) esercita una giurisdizione territoriale.
Dopo le scorrerie dei Burgundi, con i Longobardi (VI
secolo) si formano le prime opere di difesa sul
colle di Mattarella, che anche con i Franchi resta
centro militare e amministrativo (Curia di
Mattarella).
Il dominio feudale della Chiesa
novarese inizia con la donazione al vescovo Pietro
del 'comitatulo ossolano’ da parte dell’imperatore
Enrico I (1014), ma già prima del Mille il vescovo
di Novara aveva un suo castello presso la chiesa
plebana dei SS.Gervasio e Protasio. Con il Trecento
sorgono le mura di Domodossola, prima benedette, poi
contestate dal vescovo-conte, che ora è Uguccione
dei Borromei. La lunga lite finisce con l'arbitrato
di Asti (1321) che dà ragione al vescovo, ma le mura
non saranno abbattute.
Le periodiche invasioni
dei Vallesani e le lotte accanite tra 'spelorci'
(guelfi, in maggioranza nel borgo) e 'ferrarii'
(ghibellini) non cessano neppure dopo il patto di
dedizione ai Visconti firmato dagli Ossolani nel
1381. Gli svizzeri della Lega a più riprese scendono
in Ossola, occupano Domo anche dopo la protezione
richiesta ed ottenuta dal duca di Savoia Amedeo
Vili; nel 1415 il castello di Mattarella è
devastato.
Tornano i Visconti; per ampliare il
castello domese si atterra la collegiata che gli
sorge accanto, per ricostruirla sul luogo di quella
attuale: viene consacrata nel 1486. Intanto son
diventati padroni gli Sforza. All'inizio del
Cinquecento la lotta tra Francia e Spagna per il
ducato di Milano coinvolge l’Ossola; alla fine
prevale Carlo V (1535). Il dominio spagnolo durerÃ
quasi due secoli, funestati anche dalle ribalde
lotte tra le fazioni antiche dai nomi nuovi di
'breneschi' e 'ponteschi', dalle buzze del Bogna,
dalle epidemie di peste. Nel Seicento sorge il Sacro
Monte Calvario. Poi arrivano gli Austriaci (1706),
per un breve periodo: nel 1743, con il trattato di
Worms rossola tutta passa ai Savoia.
Verso la
fine del secolo si pone mano al rifacimento della
Collegiata (1792-1798).
La Francia esporta le sue
novitÃ; Domo resta estranea ai tentativi
rivoluzionari locali e registra senza orrore la
scellerata reazione austro-sarda: sessantaquattro
persone fucilate in tre giorni sugli spalti del
castello che poco dopo viene abbattuto, insieme con
il palazzo della Comunità in piazza del Mercato, per
far passare la strada voluta da Napoleone verso il
Sempione.
Con la restaurazione, il borgo diventa
capoluogo di una provincia (1818), abolita nel 1836
e ristabilita otto anni dopo per cessare nel 1861,
quando l’Ossola viene unita a quella di Novara.
La buona borghesia domese fonda nel 1855 la SocietÃ
Operaia di Mutuo Soccorso e Istruzione; nel 1888
arriva il treno, da Gozzano, e prima della fine del
secolo si dà l'avvio al traforo del Sempione.
All’inizio del Novecento, la ferrovia internazionale
e la disponibilità di energia elettrica giocano una
parte decisiva nello sviluppo della città , che
cresce in fresco sboccio; sviluppo che riprende
vigoroso dopo il primo 'caldo bagno di sangue'.
Segue il nuovo conflitto, il movimento di resistenza
ai fascisti e tedeschi, la 'repubblica' partigiana:
siamo alle soglie dei tempi recenti, si entra nella
cronaca.
Edgardo Ferrari, Le guide: Domodossola, Domodossola, Edizioni Grossi, 1998.