Palazzo San Francesco
Il palazzo
San Francesco é una costruzione sorta sui muri perimetrali della
chiesa trecentesca dedicata al Santo; su piazza Convenzione se ne
può ancora ammirare il portone e una piccola parte della facciata,
«elegante assieme della dolomia di Crevoladossola bianco-paglierina
alternata a corsi della serpentinite verde-grigio scura di Cisore».
La chiesa, di notevoli dimensioni, era a tre navate delimitate da
dodici colonne in serizzo con capitelli scolpiti, che sono giunti
fino ai giorni nostri: inglobati nelle pareti interne del palazzo,
si sono potuti recuperare in occasione di
lavori effettuati all'inizio del nostro secolo. A fianco del
presbiterio, sulla destra, si alzava un agile campanile dal tetto
appuntito, che ripeteva la rivestitura a bande bianche e scure della
facciata.
Accanto alla chiesa era il convento con chiostro dei Frati minori,
gia' documentato nel 1277. Per oltre cinque secoli, chiesa e convento
furono al centro della vita spirituale culturale e politica del
borgo di Domodossola. Nel convento poi si firmarono (1381) i patti
con i delegati di Galeazzo Visconti, conte di Virtù, che possono
essere considerati la magna charta dei privilegi ossolani. La
soppressione napoleonica degli enti ecclesiastici segnò la fine
della chiesa di San Francesco, che pure in più occasioni aveva
sostituito la collegiata domese: furono dispersi altari, arredi,
paramenti e quadri. Nella prima meta' dell'ottocento fu abbattuto il
campanile e gran parte del chiostro e costruito il nuovo palazzo,
che nel 1881 fu acquistato dalla Fondazione Galletti. Questa
restaurò in parte l'antico edificio, in parte lo sistemò ad uso
delle scuole professionali, tagliando a meta' quella che era stata la
chiesa.
Fu poi sede della Fondazione Galletti ed ospitò le sue collezioni
museali e la biblioteca. Sciolta la Fondazione, il palazzo è ora
proprieta' del comune di Domodossola; i restauri effettuati l'hanno
riportato alla sua funzione di museo e centro di cultura.
Edgardo Ferrari, Le guide: Domodossola, Domodossola, Edizioni Grossi, 1998.